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La stella ci porta dove non avremmo il coraggio di recarci

foto inviata da Fabrizio Lorusso - Città del Messico (Mexico)

29 Novembre 2010


HAITI 1986 OU LA DANSE SUR LE VOLCAN  (A mon frère Guy)

il faudra l’éruption du volcan pour que cesse la danse
la montagne et ses cendres écarlates pour engloutir
les châteaux de l’inconscience
le fleuve et ses laves de feu pour chasser la puanteur où la
négraille grouille comme des vers
le griot retourné aux sources africaines
parle d’un pays en trois morceaux
Haïti de la piraterie
Haïti de la bouffonnerie
Haïti de la tragédie
entre la tête d’or du monstre
et ses jambes que la gangréne pourrit
ces vastes terres vagues ce no man’s land
dont l’une des frontières atteint les cîmes glacées
du mépris
et l’autre voisine avec le cratère d’où jaillissent
les hautes flammes de la colère
il faudra l’explosion du volcan pour que cesse la danse
sauf sur la mer
face à la masse blanche du palais assis sur ses pattes
au milieu des flots verts que lèchent les pieds du
grand escalier à demi circulaire
liberté en guenilles
liberté nue
le peuple a conquis la parole et les rues
j’ai vécu pour ce jour où je plonge dans
mon peuple

comme dans les flots verts de mon enfance
l’embouchure de l’adolescence dont le courant m’emmène
à la mer
femme dont je suis né
toi qui m’as ressuscité
femme qu’à ton image j’ai créée
l’itinéraire du poète débouche sur l’épopée
Colomb jeté à la mer avec son épée et sa croix
dans le sillage des caravelles les négriers des colons
les cuirassés
de l’Occupation et les bateaux démâtés des marrons
de l’océan
dans le sillage des caravelles de Colomb
jeté à la mer avec son épée et sa croix
et à sa place
machette au clair
Péralte debout
porté par les vagues de la liberté
je me baigne dans les eaux de l’avenir
je vogue sur la tempête qui balaie l’île
je vogue dans la gueule de l’orage qui laisse la terre neuve
comme au premier jour
femme
j’ai vécu pour ce jour où je plonge dans mon peuple
comme dans l’ouragan de l’amour

HAITI 1986 O LA DANZA SUL VULCANO (a mio fratello Guly)

ci vorrà l’eruzione del vulcano perché cessi la danza
la montagna e le sue ceneri scarlatte per inghiottire
i castelli dell’incoscienza
il fiume e le sue lave di fuoco per cacciare la puzza in cui
la negraglia brulica come vermi
il griot ritornato alle fonti africane
parla di un paese in tre pezzi
Haiti della pirateria
Haiti della buffoneria
Haiti della tragedia
tra la testa d’oro del mostro
e le sue gambe che la cancrena imputridisce
queste vaste terre incolte queste no man’s land
di cui una delle frontiere raggiunge le cime ghiacciate
del disprezzo
e l’altra vicina al cratere da cui scaturiscono le
alte fiamme della collera
ci vorrà l’esplosione del vulcano perché cessi la danza
salvo sul mare
di fronte alla massa bianca del palazzo seduto sulle zampe
in mezzo a flutti verdi che lambiscono i piedi del
grande scalone semicircolare
libertà vestita di stracci
libertà nuda
il popolo ha conquistato la parola e le strade
io ho vissuto per questo giorno in cui m’immergo
nel mio popolo
come nei flutti verdi della mia infanzia
la foce dell’adolescenza la cui corrente mi trascina
al mare

donna da cui sono nato
tu che mi hai resuscitato
donna che a tua immagine io ho creato
l’itinerario del popolo sfocia nell’epopea

come la fonte al ruscello il ruscello al torrente il torrente
al fiume e il fiume al mare
l’itinerario del popolo sfocia nell’epopea
Colombo gettato in mare con la spada e la croce
nella scia delle caravelle le negriere dei coloni le corazzate
dell’Occupazione e i battelli disalberati dei fuggiaschi
dell’oceano
nella scia delle caravelle di Colombo
gettato in mare con la spada e la croce
e al suo posto
machete di luce
Péralte in piedi
portato dalle ondate della libertà
io mi bagno nelle acque dell’avvenire
io navigo sulla tempesta che spazza l’isola
io navigo nelle fauci della burrasca che lascia la terra nuova
come il primo giorno
donna
io ho vissuto per questo giorno in cui m’immergo nel mio popolo
come nell’uragano dell’amore

PAUL LARAQUE     (Poeta haitiano, 1920-2007)


 

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L'AMORE al tempo del COLERA è stato il
tema del Calendario dell'Avvento 2010

sul sito internet http://www.stellacometa.biz/

Nel calendario dell'Avvento di quest'anno abbiamo narrato la distanza che c'è tra chi soffre, e avrebbe bisogno di un dono, e chi potrebbe avvicinarsi e donare qualcosa di se.
Il COLERA è DAPPERTUTTO... e solo l'AMORE potrà vincerlo!
Il nostro viaggio attraversa, casella per casella di questo particolare "calendario dell'avvento", le sofferenze nelle situazioni dove ci sono state guerre, calamità naturali, emigrazioni, emarginazione, mancanza di pace...
In tutti questi scenari l'amore si è manifestato in una mano che si porge con semplicità verso l'altro, nell'aiuto, nel restare vicini anche nel pericolo, nella forza, nella serenità, nella dignità di chi, pur non avendo nulla, ha più da offrire di chi è pieno di beni materiali.


La Scuola di Pace - Roma

Haiti è da sempre l'isola della libertà e dell'amore,
e per questo da sempre impoverita e soggetta ad ingiustizie e violenze.
Dopo il terremoto e i cicloni, ora il Colera.
Il Colera e la Collera non rappresentano però l'anima del popolo di Haiti,
e il Calendario dell'Avvento 2010 affronta per questo un viaggio molto difficile...
alla ricerca dell'amore perduto...
per far rinascere lo spirito del Natale in una umile capanna ad Haiti.
Il Calendario è collegato al progetto Haiti Emergency
per portare un AIUTO CONCRETO ai BAMBINI di HAITI.
aiuta i bambini di Haiti, visita il sito: www.haitiemergency.org


I Calendari dell'Avvento degli anni passati

 


Il Calendario dell'Avvento 2009

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